
«Ogni antintellettualismo finisce nella morte del linguaggio, ossia nella distruzione della socialità» poiché «il piccolo borghese è un uomo incapace di immaginare l’Altro».
Roland Barthes, Miti d’oggi
Celanù, il pezzo che segue lo avevo scritto qualche mese fa per l’esordio di un giornaletto di partito che doveva uscire ma, credo, non se ne farà nulla. Te lo rifilo, fanne l’uso che ritieni più opportuno. Ah, mi raccomando: correggi se vedi qualche orrore: anche se preferirei lasciassi gli errori. Spesso ciò dà l’impressione di essere virili intellettuali.
MEZZO MESSAGGIO
Di Vincenzo G. Rovella
Avvertenza: quella che segue è una lagna nostalgica sui bei tempi che furono. Quelli in cui esisteva una qualsivoglia critica dei testi, quando si esprimevano opinioni sui libri, sui dischi, sui film, sulle tele-visioni. Quando c’erano le stroncature e le esaltazioni. Quando il testo aveva il sopravvento sull’autore, sull’editore, sul lettore – su quest’ultimo se e solo se non dimostrava un po’ di collaborazione, beninteso. Insomma, quando non c’erano le Recensioni. Oggi non si fa critica, nemmeno a pagamento: oggi si recensisce. Certo: per recensire si deve esser pagati. Gratuitamente non si riempie nessuna gabbia tipografica, nemmeno quella del più misero giornaletto degli scout. E poi recensire non costa fatica: talvolta si legge un testo – più spesso se ne legge – si fa il riassuntino (essere andati al liceo classico aiuta ma non è indispensabile: ci sono geometri che riescono a farne di meravigliosi, grazie a Google), si pestano duemila battute con l’ausilio di un word processor (che ha pure i sinonimi & contrari e il controllo grammaticale ed ortografico che se volessi sottoporgli questo mio testo andrebbe in crash) et voilà: ogni quotidiano ha la sua bella paginatrè. E così si recensisce l’ultimo testo del Famoso Autore: perché innanzi tutto ci deve essere l’Autore, e poi deve essere Famoso. Inoltre, come s’è detto, non si stronca nulla: solo un po’ – ma ogni tanto, senza esagerare, mai s’abbia a pensare che si sta criticando – qualche notuccia d’antipatia per un programma televisivo, unico testo che ancora benevolmente risente dello snobismo intellettuale di antichi e nuovi recensori (Sergio Saviane e Curzio Maltese, ad esempio). E sui videogame, dove torme di fruitori hai voglia di prenderli in giro se gli dici che un gioco di rugby è bello come quello del calcio: te li trovi sotto casa che ti aspettano con la spranga.
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