29 novembre 2007

Lo confesso subito: non sono un garantista. Non sono nemmeno un giustizialista, però. Mi spiego: non posso essere garantista, ed essere accomunato a un – che ne so – Salvatore Frasca, Pietro o Giacomo Mancini jr. Né tantomeno essere giustizialista ed essere accostato – seppur idealmente – ad Antonio Di Pietro o a Marco Travaglio. Sono quindi in quell’area mediana che decide se essere garantista o giustizialista a seconda dei casi. Mica sono un magistrato, io. Forse risento troppo dell’influenza positivista e veterosocialista del vecchio ed inattuale compagno Lombroso, forse sono un po’ comunista (in senso berlusconiano). Gli è che se arrestano Previti tanto garantista non mi ci sento. Se arrestano Pacenza sono pronto ad andare a piedi a Catanzaro per protestare contro quello che mi sembra un abuso. (Ed ho detto tutto. Già andare a CZ mi sembra una penitenza: andarci a piedi, poi…). Comunque, lì c’è il TAR. Che di questi tempi è come S. Francesco di Paola: fa miracoli di giustizia. Tipo quello della capretta, uccisa ingiustamente e risuscitata dal Santo.

Ci sono sventuratamente molte maniere di farsi falsi giudizi. Ciò può derivare:

1) dal non esaminare se il punto di partenza è esatto, affannandosi poi a trarne conseguenze logicamente giuste; è un caso molto comune;

2) dal trarre conseguenze arbitrarie da un principio generalmente accettabile: per esempio, un domestico è richiesto di dire se il suo padrone si trova in casa da gente malintenzionata: se è abbastanza sciocco da dir loro la verità, in ossequio al principio che non si deve mentire, è chiaro che applicherà in maniera balorda un principio in sé verissimo; così un giudice che condannasse un uomo per aver ucciso un suo assalitore, in ossequio al principio che bisogna punire l’omicidio, sarebbe tanto iniquo quanto cattivo ragionatore.

Simili casi poi si suddividono in tanti sottocasi. Un cervello fino, ben in sesto, si orienta con facilità; ma non è comune: donde tante sentenze inique nei tribunali: non perché i giudici siano in sé malvagi, ma perché non sanno ragionare abbastanza bene.

Francois-Marie Arouet, noto giustizialista, sul caso Pacenza.

Pubblicato sul “Dictionnaire philosophique (voce «Esprit faux ») » col nickname di Voltaire nell’anno 1764.

(OE di CO)