29 novembre 2007

Un tributo a Dario Sala

“Ritengo che un’opera d’arte non sia altro che un caso particolare d’invenzione.
Un’invenzione non è un oggetto, bensì un concetto, ossia un’identità specifica, quella di cui l’inventore ritiene che un oggetto debba essere provvisto per essere efficace come mezzo per raggiungere un certo scopo.”

Luis J. Prieto, Saggi di Semiotica, vol. II, Pratiche ed., Parma 1991

Chissà se Prieto ha mai giocato col DAS. E se lo ha fatto, si è chiesto chi fosse il cretatore (la “t” è un lapsus, ma la lascio per puro divertimento) di quella invenzione. L’inventore era Dario Sala: le cronache ci dicono che era “utopista e pacifista”, nonché “antiquario e poeta, chansonnier e scrittore, reduce ed europeista”. Qualche parola messa insieme giusto per scrivere un coccodrillo il 31 gennaio di quest’anno, quando Dario Sala si è spento a 93 anni. Del resto, non è richiesto alle cronache dei giornali – che ci hanno dato la tristissima notizia proprio mentre ci si apprestava a fare un gioco col DAS all’Unical – analizzare ed approfondire. Né sapremmo farlo noi. Per questo ci limitiamo a dedicare questo modesto lavoro all’inventore DArioSala, che dell’invenzione ci guadagnò appunto solo l’acronimo – segno apparente di vanitas: in realtà firma dell’opera d’arte mai come in questo caso fusione totale coll’invenzione. Un tributo a chi ha voluto fare della sua immaginazione un prodotto open source, freeware (anche se poi se ne sono impadroniti per poche lire altri). Comunque riuscitissimo. Molti di noi ricordano con gioia le ore di educazione artistica alle scuole elementari, unico vero momento artisticamente pedagogico (anche quando si finiva per modellare falli di creta e farli trovare sulla cattedra alle maestre). Se qualcuno, da grande, finisce per divertirsi ancora col DAS, ci si può chiedere come faceva Dario Sala: “Il nulla è impossibile che ci sia. Nei prati, quei fiorellini piccoli e ben disegnati da chi sono andati a scuola?”.

Vincenzo G. Rovella.

(Pubblicato su OraEsatta – CalabriaOra)