29 novembre 2007


Le cose che avvengono per caso non avvengono mai per caso. Avevo comprato, una quindicina di giorni fa, “Everyman” del mio prediletto Philip Roth, insieme ad altri libri minori. Ma non ho resistito molto: una settimana, circa, ed ho preso in mano l’esile ed irritante al tatto volume. Nel frattempo usciva la famigerata campagna pubblicitaria di Toscani. E le due cose, per quelli come me che non hanno nient’altro da pensare, mi hanno fatto riflettere. Il nero romanzo di Roth – nero per la copertina (Einaudi!), nero perché parla di morte, nero perché è una human stain - parla (anche) di pubblicità. Per dirla tutta, nel libro ci sono pure un paio di passaggi su orologi ed oraesattismi. Toscani, di conseguenza e au contraire, mi ha fatto pensare al rosso: il bianco delle figuranti è troppo ostentato: il rosso delle striscette sotto l’headline, il rosso committente vicepresidente regionale, ù russu ca vena d’ù mussu. Il diavolo si nasconde nei dettagli, e veste Prada: stessa striscetta rossa per il logo della griffe, come Toscani.
Per il libro di Roth, non basterebbe un numero di CO, altro che di OE, e sicuramente non meriterebbe un rovella qualsiasi. Serve solo come pre-testo – a proposito delle cose per caso di cui sopra – per soffermarsi, per amore del curatore di OE, del passaggio citato a proposito della pubblicità. Il protagonista del romanzo, narra Roth, da giovane aveva velleità artistiche. Ma essendo – secondo sua stessa ammissione – un conformista e alla ricerca di un lavoro tranquillo, va a fare il pubblicitario. Copy e più spesso art director. Insomma, Roth dice le cose che ha scritto Anna Salvo a chiusura del suo intervento di sabato (CELA’, CONTROLLA SE E’ SABATO!!!) solo con più letteratura. La pittura è arte, la pub no. E ditelo a Dolce&Gabbana. Ok, abbrevio. Tante critiche e tanti elogi al bravo fotografo, ma si approfitti del tabù infranto presso i catto e i comunisti (sia detto senza livore alcuno: faccio parte della seconda categoria) al governo della regione e si svecchi un po’ di cartellonistica e dinamica delle città della calabria. Giovani eclettici frustrati art&copy, osate. Finalmente potete giocare con l’apparato linguistico dei Sacri Testi, dalla Bibbia al Capitale. Sottoponeteci in chiave calabrotta i Sette Peccati Capitali (non è la calabria la terra del peccato? Tipo: “poteva essere la California d’Europa…peccato.”). Gridate il peccato d’invidia col claim ribaltato “ Siete calabresi? Si, ma vorremmo essere Toscani.”


Headline(s)

Calabria. Terra del peccato.

Calabria. Terra invidiosa/irosa/accidiosa/etc.

Ricorda che i sette peccati sono: ira, accidia, invidia, superbia, gola, lussuria, avarizia.

lussuria

Siete calabresi?

Si, e si vieni nù/tù mintimu.

Calabria. Terra del Peccato.

E poi: peccato non venirci. E joint-venture con Algida per i gelati peccaminosi.



(Editato e pubblicato su OE di CO)

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Sei sempre il migliore. OE di quel giornale "giallo-itterizia" valeva la pena acquistarlo solo per i tuoi interventi.

11:28 AM  

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